“Da San Martino alla Quaresima: Il Nino tra l’oca e l’aringa”       

11 novembre 2005 - 4 marzo 2006

Il frammento di calendario narrato dal “Nino” in questa edizione della rassegna allarga il suo raggio temporale, estendendosi oltre il periodo tradizionalmente dedicato alla festa celebrativa di “grasso” del maiale: ci si allargherà così sia nel periodo anteriore sia nella fase successiva, anticipando pertanto il suo avvio ideale alla metà di novembre, e posticipando la chiusura all’inizio della Quaresima.

I succulenti giorni delle crapule suine avranno così il loro preludio e la loro postfazione. L’avvio sarà solennemente scandito dal giorno di San Martino, festa caratterizzata dall’ultimo tepore annuo (scampolo tardivo di una proverbiale “estate”), per attraversare poi la malinconia novembrina delle sue pratiche agrarie di fine anno, e poi ritrovare così nella quiete apparente dell’inverno i riti canonici di truculenta abbondanza della pista del maiale; e così le gioie del Nino, dopo la doverosa meditazione dell’Avvento, scandiranno il “grasso” celebrativo di una lunga tirata di feste, da Natale a Capodanno, e poi (passando attraverso il tributo a Sant’Antonio) la folle e smisurata apoteosi carnevalesca, da interrompere bruscamente con il Mercoledì delle Ceneri, monito della fine di ogni cosa ed ideale funerale temporaneo del Nino, bandito per quaranta giorni di “magro” rigorosissimo, esilio di ogni evasione di palato e gola.

In questa edizione 2005-2006 il Nino, cuore della festa e della quotidianità nell’antica cultura rurale, si vedrà quindi messo a confronto con altri potenziali protagonisti del calendario della mensa e delle ricorrenze religiose, pietanze che sono simboli oltre che tracce di cultura materiale.

Il maiale, carne dell’abbondanza e principale risorsa proteica nell’alimentazione contadina, sarà anticipato dall’oca, emblema di San Martino ed ideale gemello del suino tra tutti i pennuti da cortile, in quanto animale similmente pingue e pertanto usato presso molte culture come cibo grasso di riserva; il “Nino” sarà poi alle fine sostituito in chiusura da un suo potenziale nemico, un animale a lui alieno, di mare e pertanto “di magro”, ossia quella salata ma corposa aringa, che conservata da porti lontani simboleggia il definitivo (ma effimero) trionfo della rinsecchita Quaresima sul rubicondo Carnevale. Ma la carne suina, cardine ed emblema stesso della cultura gastronomica contadina, dovrà anche in questa edizione subire ed affrontare un’immaginaria “singolar tenzone” con l’altro suo fiero rivale nelle pratiche cucinarie di condimento e di conservazione a grasso, risorsa proveniente però dalla contrapposta galassia vegetale: era infatti inevitabile che il “Nino”, vero e proprio animale-vessillo di identità nella nostra cultura popolare, si incontrasse/scontrasse con l’ulivo, pianta di civiltà di questo spicchio di mondo tra terre e mari nella bassa Europa.

L’itinerario di riflessione della festa del Nino 2005/6, tra storia e contemporaneità, tradizione e rinnovamento, si aprirà pertanto con la data di San Martino, momento canonico del primo assaggio del definitivo vino nuovo, ricorrenza che tra aromi di oche e castagne arrosto e prime sbronze rituali (dovute e giustificate) sanciva anticamente presso molte realtà addirittura l’inizio di nuovi cicli annuali, come la riapertura di scuole e tribunali, il rinnovo di contratti agrari e di affitto e  locazione. Si proseguirà poi con la disamina del declinare dell’anno e della stagione tra novembre e dicembre, osservando in particolare le pratiche della raccolta delle olive e della fabbricazione dell’olio.


L’inizio del momento propizio per la pista del maiale verrà celebrato con un confronto tra le tradizioni del suino nella mensa delle altre province marchigiane. Lo scorcio parallelo sulle festività natalizie non solo indagherà il “grasso” (suino e non) tra le cucine e le tavole imbandite per queste speciali ricorrenze, ma rievocherà il senso del gioco, dei momenti d’evasione e dei rituali scaramantici ed augurali di queste serate di primo inverno, riscaldate ed illuminate dal ceppo nel focolare, che simbolicamente ardeva dalla vigilia all’Epifania. L’excursus sul Carnevale, attraverso altre laute imbandigioni “di grasso”, consentirà tra l’altro di riflettere sui “doni” del Nino verso preparazioni culinarie diverse rispetto alle semplici pietanze di carne, come alcuni tipi speciali di pane, le fritture ed i dolci.

Lo scontro finale, carico di suggestioni letterarie, artistiche, spirituali e materiali tra Carnevale e Quaresima vedrà la temporanea disfatta del Nino e della sua “eredità” cibaria: l’occasione sarà una riflessione sull’alternarsi di sacro e profano, sulla mesta cultura alimentare “del magro”, simboleggiata nei secoli da aringhe ed altri pesci conservati, inquietanti e quasi mortiferi vessilli nei falò rituali di fantocci bruciati tra il martedì grasso ed il Mercoledì delle ceneri. Si ricorderanno cerimonie di passaggio, processioni ed altri rituali purificatori, ennesima riprova di come il “Nino” nella sua parabola annuale racconta molto più delle semplici dinamiche della tavola, ma coglie l’essenza stessa del percorso umano, tra eccessi e continenze, stati d’animo altalenanti, estremi opposti e sfumature intermedie, in un eterno ripetersi e rinnovarsi, con l’auspicio di una continua crescita e miglioramento, per l’individuo e per la collettività.

Tommaso Lucchetti

 

 

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