ERNESTO PALEANI EDITORE

Beni ambientali

 
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D I P A R T I M E N T O   P O L I T I C H E   D E L L A   Q U A L I T A'   A M B I E N T A L E


Aree protette istituite

Litorale romano

Pineta di Castelfusano

Appia Antica/Caffarella

Acquafredda

Veio

Decima Malafede

Valle dell'Aniene

Marcigliana

Tenuta dei Massimi

Insugherata

Valle dei Casali

Pineto

Laurentino Acqua Acetosa

Monte Mario

Aguzzano



INSUGHERATA

Ubicazione e perimetro:
Il biotopo dell'Insugherata, posto nel settore nord-ovest della città, è costituito da un'area che si estende tra i nuclei insediativi sorti sulle strade consolari della via Cassia e della via Trionfale e la collina a ridosso del fosso della Rimessola. Il settore nord del parco è attraversato trasversalmente dal G.R.A. che passando in viadotto non interrompe del tutto la continuità del comprensorio.Insugherata Per la sua collocazione l'area dell'Insugherata, oltre a rappresentare un polmone verde indispensabile per la città, insieme ai comprensori del Pineto e di Veio tra cui si inserisce come collegamento naturale, realizza un cuneo di verde che dalle zone più centrali della città si allarga in direzione nord ovest oltre i confini delle aree urbanizzate. Morfologicamente l'area dell'Insugherata si presenta molto articolata e caratterizzata da estesi pianori su modesti rilievi collinari tra cui è possibile spaziare verso il sistema collinare a nord della città, solcati da una serie di vallecole che confluiscono nelle valli principali dell'Acqua Traversa e dei suoi immissari fosso dell'Insugherata, fosso della Rimessola e fosso dei Frati. Gli elementi caratterizzanti di quest'area, compromessa solo ai margini lungo le vie consolari da intensi processi edificatori che non hanno interessato le aree interne perché, ha differenza di molte aree di proprietà privata, apparteneva al patrimonio del Pio Istituto di S.Spirito ed affittato per usi agricoli , sono la varietà e la rarità in uno spazio limitato di paesaggi e associazioni vegetali ancora prossimi allo stato di naturalità e la presenza di specie poco diffuse nella Regione come l'agrifoglio. Il maggior pregio è dato dalla vegetazione di tipo mediterranea, lembi residui di antiche foreste, che ricoprono le pendici delle vallecole con notevoli estensioni di sughere o si presentano in bellissimi esemplari isolati di notevoli dimensioni lasciati nei prati una volta a pascolo a protezione delle greggi. Accanto a questa vegetazione, amante del caldo e del terreno secco, si trovano formazioni boschive di ambienti freschi ed umidi. Coltivi o seminativi hanno sostituito gli antichi pascoli nei pianori sulla sommità delle collinette e nelle vallecole dove non interessate da fitta vegetazione idrofila. Lungo le consolari che seguono percorsi di crinale sono distribuite notevoli emergenze archeologiche quali resti di ville romane, sepolcri ed il tracciato interrato dell'acquedotto Traiano -Paolo. All'interno dell'area, che in parte corrispondeva alla tenuta di "Inzuccherata", censita al Catasto Alessandrino, si trovano inoltre resti di una necropoli, numerose aree fittili nonchè resti di una torre medioevale e dei casali moderni. Le finalità da perseguire nella realizzazione del Parco dell'Insugherata sono volte a costituire un parco naturalistico-archeologico che conviva con le vocazioni agricole di parte del territorio. Sono indirizzate pertanto al risanamento, alla tutela, conservazione e valorizzazione dell'ambiente naturalistico, al recupero e valorizzazione delle emergenze archeologiche ed alla conservazione delle vocazioni agricole del territorio.
Aspetti geomorfologici:
Il territorio e' compreso nell'ambito del bacino idrografico del Fosso dell'Acqua Traversa: la morfologia del territorio e' notevolmente articolata con valli solcate da fossi e collinette più' o meno estese. Alle quote superiori ai 100 m. s.l.m. affiorano tufi del pleistocene depositatisi a seguito dell'attività' del complesso vulcanico sabatino. Sotto i tufi a quote medie affiorano depositi prevalentemente sabbiosi che si arricchiscono di argille che rendono i suoli impermeabili: i tufi per lo più' di natura tenera ed i terreni incoerenti come le sabbie sono facilmente erosi o alterabili dalle acque meteoriche creando spesso smottamenti anche di rilevanti dimensioni: ciò' rappresenta una particolare emergenza per quest'area. Nelle sabbie e nei limi argillosi rilevante e' la presenza dei fossili testimonianza dell'antico mare costiero, che occupava tutto l'Agro Romano.
Insugherata Aspetti botanici:
Il territorio rappresenta un rilevante corridoio naturalistico tra i confini urbanizzati a Nord della città ed il grande sistema Veio-Cesano. Alla articolata morfologia del territorio corrisponde una varietà' di paesaggio vegetale con fitocenosi che si distribuiscono in funzione dei gradienti di pendio, dell'umidità' dei suoli, dell'esposizione, della temperatura. Le formazioni boschive rispecchiano tipologie legate sia alla macchia mediterranea che ad ambienti più' umidi e freschi. Sulle pendici esposte a sud sud-ovest si sviluppano boscaglie termofile con querce legate alla vegetazione mediterranea dove si estende la sughera (Quercus suber) in tipiche formazioni compatte, il leccio (Quecus ilex), la roverella (Quercus pubescens) associate allo strato arbustivo tipico della macchia mediterranea con i cisti, l'erica, il lentisco, la fillirea,. In condizioni più mesofile e su pendici a settentrione si ha una vegetazione decisamente diversa con un ambiente forestale caratterizzato da boschi misti che risultano i meglio conservati e di notevole rilevanza in quanto tendenti allo sviluppo di una foresta d'alto fusto: sono composti per lo strato arboreo da carpino nero (Ostrya Carpinifolia) orniello (Fraxinus ornus), carpino bianco, (Carpinus betulus) farnia (Quercus Robur), acero (Acer Campestre); il relativo sottobosco è particolarmente ricco: da segnalare la presenza in condizioni di naturalità di agrifoglio (Ilex aquifolium) e di bucaneve (Galanthus nivalis). Presente una facies a Castanea sativa con castagni secolari ed una facies a Corylus avellanna con splendidi esempi di noccioleti. I versanti meno esposti a sud si arricchiscono di essenze arboree caducifoglie quali il cerro (Quercus cerris), il nocciolo (Corylus avellana), l'orniello (Fraxinus ornus). Lungo i corsi d'acqua e nelle aree umide di fondovalle sono presenti: salice bianco (Salix alba) pioppo bianco (Populus alba e popolamenti a cannuccia palustre (Phragmites australis)) cannuccia comune (Arundo donax); notevole è la presenza di felci: Polisticum setiferum, Asplenium onopteris, Equisetum Telemateja mentre le zone umide periodicamente allagate sono ricche di specie dei generi Carex e Juncus. Presenti inoltre varie specie di orchidee spontanee tra cui la Platantera comune.
Aspetti faunistici:
L'area è riccamente popolata sia dall'entomofauna che dai vertebrati. Tra i mammiferi oltre il riccio (Erinaceus europaeus), sono presenti la talpa (Talpa sp) la volpe comune (Vulpes vulpes) la donnola (Mustela nivalis), tra i roditori troviamo l'istrice (Hystix cristata), il moscardino (Muscardinus avellanarius), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), l'arvicola di Savi (Microtus Savi). Numerosi sono gli uccelli: nidificante è il gheppio (Falco tinnunculus), nonchè il fagiano (Phasianus colchicus), la tortora (Streptopelia turtur) ed il cuculo (Cuculus canorus). Sono presenti, inoltre, tutti i Rapaci notturni nidificanti a Roma e cioè il barbagianni (Tyto alba), l'assiolo (Otus scops), la civetta (Athene noctua), l'allocco (Strix aluco) ed il gufo comune (Asio otus), da segnalare anche la nidificazione del gruccione (Merops apiaster), dell'upupa (Upupa epops), del picchio verde (Picus viridis) e del picchio rosso maggiore (Picoides maior). Tra i rettili abbastanza comuni sono l'orbettino (Anguis fragilis), il cervone (Elaphe quatorlineata), la biscia dal collare (Natrix natrix) il saettone (Elaphe longissima) ed il Biacco (Coluber viridiflavus) nonchè le specie complementari nella catena alimentare come il topolino delle case ed il riccio. Numerosa la presenza di anfibi legati alle zone umide ed ai corsi d'acqua tra cui il tritone punteggiato (Triturus vulgaris), il rospo comune (Bufo bufo) il rospo smeraldino (Bufo viridis), la raganella ( Hyla arborea) , la rana verde (Rana esculenta) e tra i rettili la testuggine d'acqua (Emys orbicularis).
Preesistenze storiche:
L'area dell'Insugherata in parte corrispondente all'antica tenuta già censita nel Catasto Alessandrino (1660) con il nome di "Inzuccherata". risulta compresa nel triangolo territoriale percorso dal Fosso dell'Acqua Traversa e delimitato dalla via Cassia e dalla via Trionfale. Le due antiche strade, che seguono percorsi di crinale, individuano anche la fondamentale innervatura del sistema territoriale. Le principali emergenze archeologiche sono distribuite, infatti, lungo il tracciato delle due strade. Lungo La via Cassia si registrano resti di ville romane e dei relativi sepolcri, quali la villa di Lucio Vero, nell'ambito di villa Manzoni, ed il sepolcro di P. Vibio Mariano che ha tramesso all'intera contrada il toponimo di " Tomba di Nerone". Lungo la via Trionfale, oltre al passaggio in condotto sotterraneo dell'acquedotto Traiano-Paolo, si segnalano i rivestimenti relativi all'ambito arcaico di Colle S.Agata, ormai non più rilevabili sul posto. Nella zona interna, caratterizzata da pianori separati dai tributari di destra del Fosso dell'Acqua Traversa, si notano affioramenti ceramici indicanti siti di insediamenti romani ed i resti di una torre medioevale già registrata in IGM con la dicitura "ruderi". L'area della tenuta, quasi completamente boschiva, in epoca medioevale risulta già coltivata con appezzamenti vignati; rimane visibile sulla via Trionfale, sebbene circondato dalle moderne urbanizzazioni, l'antico casale dell'Insugherata. Alla confluenza delle due strade, merita particolare attenzione il borgo della Giustiniana che ripete un precedente agglomerato rustico di età medioevale e, forse, romana.


VALLE DEI CASALI

Ubicazione e perimetro:
La Valle dei Casali ha avuto nel territorio dell'Agro Romano, per la sua collocazione tra il centro urbano e le grandi vie di comunicazioni, un particolare valore le cui caratteristiche di omogeneità storico-ambientale e d'insieme sono ancora chiaramente leggibili. L'elemento dominante di questa area, sviluppatosi nella zona a partire dall'epoca tardo rinascimentale, risiede nella conservazione dell'articolato sistema di casali di estremo interesse tipologico e storico ambientale posti in un contesto di campagna romana costituita da coltivazioni agricole e prati pascoli che si integrano con la vegetazione umida dei corsi d'acqua, nel quale emerge la settecentesca villa York, raro esempio di tipica "vigna romana" realizzata secondo la concezione inglese del paesaggio naturale.Valle dei Casali Da un punto di vista topografico la valle si estende per oltre 6 Km con direzione nord-sud da Villa Panphyli e via Aurelia Antica fino ai monti del Trullo ed è delimitata storicamente ad est e ad ovest da strade di crinale: sul proseguimento della via Olimpica , la via del Casaletto ed a partire dal Forte Aurelio, via di Bravetta e Via Casetta Mattei. Trasversalmente la valle è attraversata di via della Nocetta che costeggia villa Panphily e da via Portuense. Morfologicamente l'area del parco si presenta come un altopiano ondulato che con un movimento di collinette degrada verso il Tevere, inciso da nord a sud dal fosso dell'Affogalasino che riceve le acque di numerosi rigagnoli , dal fosso di S. Passera e dal fosso di Papa Leone. Lungo gli assi stradali citati e la via del Trullo è addensata una intensa urbanizzazione mentre le aree interne risultano interessate solo marginalmente da edificazione sparsa e presentano ancora notevoli caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche. L'area della Valle dei Casali risulta inoltre strategica per collegare tra loro il sistema di ville storiche del settore sud ovest della città costituito da Villa Panphily, Villa Carpegna, Villa Abamelek, Villa Piccolomini, Villa Flora e Villa Bonelli realizzando un corridoio di verde fino alle sponde del Tevere. Tra le aree che hanno conservato intatte le caratteristiche storico-ambientali in particolare ricordiamo la villa York, i casali posti sulla collinetta percorsa da vicolo Silvestri e sull'area del Buon Pastore a nord ed al di là della via Portuense, il complesso di Villa de Angelis ed il monte del Trullo, limite sud estremo del parco, che si affaccia sulla Valle del Tevere. Le peculiarità del parco urbano della valle dei Casali è quindi quella di un parco- campagna inserito in un contesto urbanizzato, le cui finalità dovranno essere la tutela, conservazione e valorizzazione naturalistica, il recupero e valorizzazione della villa York, del sistema dei Casali e della Cappella di Sant'Agata nonchè la protezione, riassetto e l'eventuale rilancio delle vocazioni agricole.
Aspetti geomorfologici
La valle è caratterizzata morfologicamente da un altopiano che raggiunge gli 80 m. s.l.m. e degrada verso il Tevere con un andamento ondulato movimentato da collinette che interrompono l'aspetto continuo tipico della Campagna romana ; da un punto di vista geologico rispecchia la stratificazione presente nel sottosuolo di Roma: sulle antiche rocce calcaree sono sovrapposte le argille, le sabbie e ghiaie di origine marina e fluviale a loro volta ricoperte dai depositi vulcanici; l'azione erosiva del Tevere e dei suoi affluenti ha poi disarticolato il territorio formando diverse fascie pianeggianti con depositi alluvionali di sabbie e ghiaie.
L'altopiano è inciso da Nord a Sud da Fosso dell'Affogalasino, che riceve le acque del Fosso della Nocetta e di un notevole numero di rigagnoli minori suoi influenti a destra e a sinistra lungo il suo decorso fino alla via Portuense, dove è affiancato da altri fossi : il Fosso di S.Passera e il Fosso di Papa Leone.
Aspetti botanici:
La vegetazione che ricopre il territorio della Valle dei Casali risponde all'uso del suolo prevalentemente agricolo, alla presenza di una fitta rete di fossi e del fiume Tevere ed alla adiacenza al tessuto urbanizzato della città. La valle si insinua in direzione sud-ovest nel tessuto della città e, analogamente a quanto accade nel quadrante sud-est della città, con l'area della valle della Caffarella, rappresenta un cuneo di verde che collega le ampie piane alluvionali del Tevere e le pianure costiere con i territorio edificato ed il centro della città attraverso la Villa Pamphily ed il Gianicolo. La maggior parte del territorio dei fondovalle è adibito ad uso agricolo con coltivazioni che si estendono anche sulle modeste alture dolcemente ondulate generalmente coltivate ad uliveti ed a vite. Le aree residuali dei fondavalle e le aree delle collinette e dei pendii, con precedente utilizzazione agricola, sono caratterizzate da una copertura vegetazionale di comunità dominate da varie specie di graminacee che si sviluppano su terreni incolti quali il falso grano (Dasypirum villosum), il forasacco (Bromus gussonei). In aree incolte di bordo, limitrofe l'abitato, e su suoli più ricchi di nutrienti prevalgono comunità di orzo mediterraneo (Hordeum leporinum) e miglio e pabbio. (Panico-Setarion comm) Le aree a prato-pascolo cespugliato ed arborato ed alcune pendici sfuggite a coltura sono caratterizzate da vegetazione seminaturale riconducibile al climax della Campagna romana caratterizzata per lo strato arboreo da elementi di leccio (Quercus ilex), cerro (Quercus Cerris), acero (Acer Campestre) e per lo strato arbustivo da ginestra (Spartium junceum), alaterno(Rhamnus alaterno). Sia i coltivi che la vegetazione degli incolti e le fitocenosi a prato-pascolo si integrano con la vegetazione umida dei corsi d'acqua caratterizzata dalla presenza di comunità a salice bianco (Salix alba), olmo (Ulmus minor), pioppo (Populus alba ) , canneti a cannuccia palustre (Phragmites australis) e canneti di origine artificiale: canna comune (Arundo donax). Sempre in zone prevalentemente umide si sviluppano siepi a prugnolo (Prunus spinosa) e roveti a rovo (Rubus ulmifolius). Da segnalare la presenza di alberature di origine antropica utilizzate per delimitare filari o per uso ornamentale ormai da tempo introdotte che rappresentano una cararatteristica tipica del territorio romano tra esse: pini, cipressi,cedri, palme.
Aspetti faunistici:
Le comunità faunistiche presenti sono tipiche dei sistemi agricoli e degli ambienti verdi aperti di estensione limitata e soggetti a disturbo antropico tra i mammiferi troviamo la volpe (Vulpes vulpes) e la donnola (Mustela nivalis). Tra i roditori si registra la presenza dell'arvicola di Savi (Microtus savi), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), il topolino selvatico (Mus domesticus), il ratto nero (Rattus rattus) e tra gli insettivori il riccio (Erinaceus europaeus), , la crocidura minore (Crocidura suaveolens) ed i mustiolo ( Suncus etruscus). La presenza di siepi intercalate ai coltivi, ricche di frutti favorisce il rifugio, l'alimentazione e la riproduzione dell'avifauna: presenti il fringuello (Frigilla coelebes), il verzellino (Serinus serinus) , la cornacchia grigia (Corvus corone cornix), il rondone (Apus apus), la rondine (Hirundo rustica). Tra l'avifauna delle vaste aree erbacee aperte troviamo comunità ornitiche tipiche appartenenti ai passeriformi quali l'allodola (Aluada arvensis) e la calandrella (Calandrella brachydactyla). Per quanto riguarda gli uccelli ricordiamo ancora il Gheppio (Falco tinnanculus) ed il nibbio bruno (Milvus migrans) presente principalmente per ragioni trofiche. Tra i rapaci notturni sono rinvenibili il barbagianni (Tyto alba) e la civetta (Athene noctua) tipici frequentatori dei casali abbandonati nonchè l'Allocco (Strix aluco) diffuso nelle zone boscate. Tra i rettili discretamente diffuse risultano la lucertola campestre (Podarcis sicula) e la lucertola muraiola (P. muralis) mentre più raro è il ramarro (Lucertola viridis ); nelle abitazioni e nei casali abbandonati e poi possibile rinvenire anche l'emidattilo (Hemidactylus turcicus) ed il geco comune (Tarentola mauritanica). Tra i serpenti ricordiamo il biacco (Coluber Viridiflavus) e il saettone (Elaphe longissima ). Gli anfibi sono rappresentati dal rospo comune (Bufo bufo) e dalla rana verde (Rana esculenta).
Preesistenze storiche:
Le non abbondanti testimonianze archeologiche, soprattutto necropoli e catacombe, risultano concentrate nell'ambito della Villa Pamphily e lungo le antiche direttrici stradali della via Aurelia, della via Vitellia e della via Portuense. Altre presenze, riferibili sostanzialmente a Ville rustiche ed ai relativi impianti tecnici, sono state episodicamente segnalate dalla bibliografia specialistica in materia nella zona compresa tra le dorsali collinari percorse dalla via del Casaletto e dalla via di Casetta Matteri che probabilmente ripetono antichi tracciati stradali. L'interesse maggiore della zona risiede, invece, nella conservazione dell'articolato sistema di ville e di casali che riflettono il marcato frazionamento terriero sviluppatosi nella zona a partire dall'epoca tardo rinascimentale. Fra i complessi più significativi si segnalano la Villa York, la Villa Consorti, i Casali in vicolo Silvestri e nell'area del Buon Pastore, la serie di casali lungo via del Casaletto fino al complesso della Beata Vergine del Monte Carmelo e della Parrocchietta; si segnalano, al di là della via Portuense, il complesso di Villa De Angelis, lungo il vicolo Clementi e, lungo via dell'Imbrecciato, il Casale Pino Lecce e quello di Torre Barricello. Altre significative strutture risultano drasticamente ristrutturate ed inserite in recenti complessi edilizi.


 
VEIO

Ubicazione e perimetro:
Il vasto comprensorio del Parco di Veio, area di elevatissimo valore storico, archeologico e paesaggistico, posta nel settore nord della città e delimitata dalle consolari di via Cassia e di via Flaminia e delimitata dal limite del territorio comunale, insieme al Parco dell'Appia Antica, dell'Aniene e del Tevere rappresenta uno dei quattro cunei di verde di penetrazione previsti dal P.R.G. che da nord a sud si immette fino al centro della città.Veio Nell'ambito dei confini del Comune di Roma esso costituisce solo una parte (circa 6.000 ha) del più ampio Parco di Veio previsto dal Sistema dei Parchi e delle Riserve della Regione Lazio che vede coinvolti oltre al Comune di Roma, i comuni di Formello, Campagnano, Sacrofano, Morlupo e Castelnuovo di Porto per un estensione di circa 16.000 ha . Morfologicamente il comprensorio del parco, delimitato ad est e ad ovest dai crinali percorsi dalle consolari, è costituito da altipiani in tufo utilizzati a coltivazioni agricole, da valloni a volte scoscesi, scavati da fossi, il fosso della Crescenza, il fosso della Valchetta , e quello della Torraccia, che si immettono nel Tevere, e da pendici ricoperte da folti boschi rimasti ancora allo stato naturale, tutti elementi caratteristici della struttura geomorfologica dell'Etruria Meridionale. La morfologia stessa di quest'area, antropizzata fin dai tempi della civiltà etrusca, l'ha preservata probabilmente dalla più massiccia urbanizzazione che ha interessato altre parti del territorio comunale, contribuendo a conservare vaste aree di intenso valore paesaggistico che negli ultimi anni tuttavia sono state sempre più invase da edificazioni sparse, lottizzazioni convenzionate o spesso abusive, e grandi infrastrutture come l'ospedale di S. Andrea e le costruzioni della Telecom. L'edificazione intensiva ha interessato soprattutto le aree a ridosso delle consolari mentre nuclei di edilizia spontanea sono sorti nell'area di Labaro - Prima Porta e lungo la via Sacrofanese e via di Santa Cornelia. Gli elementi che caratterizzano questo tratto di Agro Romano, e ne fanno un parco dalle multiformi vocazioni sono la sua morfologia strettamente connessa alla storia degli insediamenti, gli aspetti naturalistici e il suo paesaggio. L'intero settore territoriale dove più intenso è stato l'incontro della civiltà etrusca con quella latina, è dominata dalla presenza della città di Veio, dalle necropoli disposte nei pianori tufacei e dalle sue strutture di comunicazione con Roma ed i centri etruschi vicini, tra cui Via Cassia, la Via Veientana, ancora riconoscibile e punteggiata da presenze monumentali ed un asse trasversale che congiungeva Veio e l'Isola Farnese alla Domus culta Capracorum presso Santa Cornelia alla Via Flaminia e alla Valle del Tevere. Elementi di grande interesse archeologico oltre all'abitato ed alle necropoli di Veio sono alcune grandi ville di epoca romana fra le quali Villa di Livia, la Villa Lucio, il sepolcro dei Masoni, la Tomba dei Veienti, il sepolcro di Vibio Mariano, l'arco di Malborghetto oltre ad altre anonime strutture insediative poste in diverse zone del parco. Di epoca medioevale e rinascimentale, oltre alla vetusta domus culta Capracorum, sono gli insediamenti di Isola Farnese, di Tor Vergara, della Crescenza, della Storta e della Giustiniana oltre ed una serie di strutture minori di difesa e sfruttamento agricolo del territorio lungo le principali direttive viarie. L'articolazione del territorio riflette ancora il relativo frazionamento in vigne vicino alla città ed in grandi tenute nelle parti più periferiche a cui fanno riferimento gli antichi casali del Fosso, del Pino, dei Tre Archi, di Santa Cornelia, della Vacchereccia, di Buon Ricovero, di Tor Vergara della Spizzichina, di Ospedaletto Annunziata, della Crescenza, di Monte Oliviero, della Valchetta, di Prima Porta e di Malborghetto. Gli aspetti naturalistici sono vari e ricchissimi rispondenti all'articolata morfologia del territorio. Sono presenti boschi della macchia mediterranea, soprattutto nella parte nord, boschi legati ad ambienti più termofili dominati dalla presenza di roverella mentre nelle condizioni più mesofile prevalgono boschi di querceti caduciformi. La vegetazione lungo le vie dei fossi rispecchia le associazioni vegetali tipiche degli ambienti umidi con presenza di pioppi, ontani e salici. Non mancano inoltre specie rare, soprattutto nei cunicoli tufacei scavati dagli Etruschi e relitti di antiche foreste. L'agricoltura che rappresentava per gli etruschi insieme al commercio il cardine dell'economia cittadina malgrado le tante trasformazioni avvenute attraverso i secoli ancora oggi caratterizza fortemente il paesaggio di questo territorio.
Aspetti geomorfologici:
L'intera area figura come naturalmente compresa in un ambito territoriale chiuso ad est ed a ovest dai crinali attraversati oggi dalla via Flaminia e dalla via Cassia ,a nord dalla dorsale che da Campagnano arriva a Morlupo e fa da spartiacque con il bacino del Treya, a sud dal fiume Tevere. L'attuale conformazione orografica della regione è dovuta all'attività dell'apparato vulcanico sabatino con depositi rappresentati in modo prevalente da materiali piroclastici accompagnati da affioramenti lavici. L'attività sabazia riconducibile a tre grandi periodi vede la progressiva stratificazione dei depositi vulcanici: tra gli affioramenti più antichi i "Tufi di Rio Filetto" ed il "Tufo di Riano della via Flaminia", a cui in una seconda fase, è seguita la formazione del "Tufo Giallo della via Tiberina", legato alla grande attività collegata all'apparato di Sacrofano.ed successivamente la formazione del " Tufo giallo di Sacrofano" e del "Tufo di Baccano". La morfologia del territorio ha nel complesso un aspetto dolcemente ondulato: non vi sono rilievi particolarmente elevati, la maggior parte delle alture derivano dai crateri o dai coni dei depositi vulcanici così come le depressioni rappresentano piccole o grandi bocche crateriche come la grande valle di Sacrofano.
I principali bacini idrografici che attraversano l'area sono percorsi dal Fosso della Crescenza, dal Fosso della Valchetta e dal Fosso della Torraccia. Tali bacini possono essere a loro volta suddivisi in bacini parziali con i corsi d'acqua del Fosso dell'Acqua Traversa, Fosso dei Pantanicci, Fosso del Piordo, Fosso della Mola dei Morti , Fosso della Mola di Formello e del Fosso di Pietra Pertusa. Presenti numerose sorgenti anche termominerali in località Selciatella e Ponte Sodo che sgorgano lungo il torrente Valchetta. Altre sorgenti sono localizzate nella zona di S.Antonino: la sorgente di S.Antonino lungo il Fosso omonimo, la sorgente dell'Acqua Ferruginosa lungo il Fosso di Citerna e la sorgente del Fosso dell'Acqua Forte.
Aspetti botanici:
In relazione alle differenziazioni paesaggistiche dell'area si distinguono spazi naturali-seminaturali e spazi antropici prevalentemente agrari ed urbani dove la vegetazione è spesso caratterizzata da essenze antropiche introdotte a scopo ornamentale . Negli spazi naturali e seminaturali, generalmente presenti dove l'andamento morfologico del suolo non ha favorito l'estendersi delle colture, prevalgono estensioni di macchia mediterranea con fitti strati arborei ed arbustivi . Le diverse tipologie di fitocenosi presenti rispondono alla diversa natura dei suoli, al grado di umidità, alla esposizione, all'andamento morfologico del territorio. Relativamente alle condizioni bioclimatiche in ambiente xerofilo prevalgono boschi, maggiormente localizzati a nord del territorio, caratterizzati da querceti sempreverdi in prevalenza a leccio (Quercus ilex) e sughera (Quercus suber) ed il relativo fitto sottobosco è caratterizzato dalla presenza di cisti, siepi ad erica e corbezzolo, fillirea, mirto e lentisco.Veio Presenti boschi con dominanza di roverella (Quercus pubescens) in ambienti più termofili. In condizioni più mesofile prevalgono boschi misti di querceti caducifoglie a cerro (Quercus cerris) farnia (Quercus robur), acero (Acer campestre). Presenti boschi misti a cerro (Quercus cerris), carpino (Carpinus betulus) e castagno (Castanea sativa). Particolarmente estese le siepi a prugnolo (Prunus spinosa) e biancospino (Crataegus monogyna), le siepi a corniolo (Cornus sanguinea) ed a rovo (Rubus ulmifolius); è presente la ginestra (Spartium junceum); quest' ultima si estende anche in formazioni monofitiche su prati-pascoli su substrato tufaceo. La vegetazione erbacea delle aree a prato e prato-pascolo ha subito la selezione dovuta all'uso del suolo. La vegetazione igrofila dei bacini idrografici e delle rive dei fossi rispecchia le associazioni vegetali tipiche con presenza di pioppi, ontani, salici,olmi, sambuchi. Di notevole entità è la distribuzione di felci di cui sono state riscontrate forme arcaiche relitte. Da segnalare relitti delle antiche foreste "Moesia" ed "Arsia", di epoca etrusco-romana con elementi mesofili come Quercus robur, Carpinus betulus, Corylus avellana. Peculiari anche da un punto di vista floristico le stazioni botaniche presenti nelle gallerie e nei cunicoli tufacei scavati dagli Etruschi con specie rare tra le quali: Gymnogramme Leptophyila , Carex remota, Phytilis scolopendrium, Cardamine amara segnalate dalla Commmissione Straordinaria istituita dalla Regione Lazio per lo studio dei biotopi da proteggere nel Lazio. Nelle aree periurbane ed ai margini dei campi sono presenti nuclei di falsa acacia (Robinia pseudacacia) mentre le aree adiacenti l'urbanizzato e i grandi viali di accesso ai casali ed alle ville sono caratterizzate da essenze di impianto artificiale introdotte in tempi più o meno recenti costituiti principalmente da pini , eucalitti, cedri , oleandri.
Aspetti faunistici:
Area di notevole valore da un punto di vista faunistico. Tra i mammiferi più interessanti presenti ricordiamo numerosi mustelidi quali la faina (Foina martes), la martora (Martes martes), la donnola (Mustela nivalis) ed il tasso (Meles meles); diffusa è la volpe (Vulpes vulpes) mentre più raro risulta l'istrice (Hystrix cristata).Particolarmente ricca è l'erpetofauna, presenti il biacco (Coluber viridiflavus), la vipera (Vipera aspis), il saettone (Elaphe longissima), il cervone (Elaphe quatorlineata) che giustifica la presenza di numerosi rapaci che nidificano nei costoni tufacei: il nibbio bruno (Milvus migrans), la poiana (Buteo Buteo) osservabile per lo più in zone aperte, lo sparviero (Accipiter nisus) in zone boscate, l'albanella minore (Circus pygargus) che nidififca nelle zone erbose e coltivate, molto comune infine è il gheppio (Falco tinnanculus). Tra gli stringiformi presenti la civetta (Athena noctua), il barbagianni (Tito alba), il gufo comune (Asio otus), l'assiolo (Otus scops), l'allocco (Strix aluco). Particolarmente abbondante in tempi passati la presenza della tartaruga (Testudo graeca). Nelle zone umide albergano il tritone crestato (Triturus cristatus), la rana verde (Rana esculenta), il tritone punteggiato (Triturus vulgaris), la raganella (Hyla arborea), la rana greca (Rana graeca), la rana agile (Rana dalmantina), la biscia dal collare (Natrix natrix), la testuggine d'acqua (Emys orbicularis). Lungo i corsi e negli specchi d'acqua è possibile osservare la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), il martin pescatore (Alcedo atthis), il pendolino (Remiz pendulinus) e la ballerina gialla (Motacilla cinerea). L'avifauna è particolarmente ricca sia nelle specie stanziali che di passo: tra le prime riscontriamo la taccola (Corvus monedula), la cornacchia grigia (Corvus cornix), la capinera (Motacilla alba); fra le specie di passo: la beccaccia (Scolopax rusticola), l'allodola (Alauda arvensis), l'usignolo (Luscinia megaryncha). Nelle zone boscate si rinvengono, tra gli altri, il torcicollo (Jynx torquilla ), il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Picoides major), il cuculo (Cuculus canorus ) e la tortora (Streptopelia turtur). Numerosi sono i passeriformi notevolmente rappresentati. Presente anche la fauna migratrice.
Preesistenze storiche:
L'intero settore teritoriale compreso nel Parco Regionale appare dominato dalla presenza dell'abitato antico di Veio e delle necropoli disposte sui vicini pianori tufacei. L'area della città antica risulta ubicata a breve distanza dal crinale spartiacque precocemente occupato dal sistema stradale della via Cassia - Clodia e della via Trionfale. Questo, se pur marginale all'area del parco regionale, rappresenta la più rilevante emergenza morfologica e storica dell'intero comparto territoriale cui fa riscontro, sul versante volto alla valle del Tevere, il sistema della via Flaminia e Tiberina su percorrenze di fondo valle e di controcrinale. Nella stessa direzione dei citati sistemi viari si pone anche l'antico asse stradale della via Veientana ancora perfettamente riconoscibile nel suo percorso punteggiato da presenze monumentali di tumuli e sepolcri antichi. Un ulteriore asse viario antico, trasversale ai precedenti, completa l'innervatura terrioriale congiungendo la zona di Veio ed Isola Farnese alla Domus culta Capracorum presso Santa Cornelia ed alla valle del Tevere. Elementi di grande interesse archeologico nell'area, oltre all'abitato ed alle necropoli di Veio, sono alcune grandi ville di epoca romana fra le quali la notissima Villa di Livia "ad gallinas albas" presso Prima Porta e la Villa di Lucio Vero presso Villa Manzoni sulla Cassia. Ad altre anonime strutture insediative disseminate in diverse zone del Parco si possono aggiungere altri monumenti celebri come il sepolcro dei Nasoni e la tomba Celsa, lungo la via Flaminia, il sepolcro dei Veienti sull'omonima strada, il sepolcro di C. Vibio Mariano sulla via Cassia, da cui discende il locale toponimo di "Tomba di Nerone", l'arco di Malborghetto nell'omonima strada sulla via Flaminia. In epoca medioevale e rinascimentale, oltre alla vetusta domuculta Capracorum , si ricordano gli insediamenti di Isola Farnese, di Torre Vergara, della Crescenza, della Storta e della Giustiniana oltre ad una serie di strutture minori di difesa o di sfruttamento agricolo del territorio (torri, casali, mulini etc.) lungo le principali direttrici viarie già indicate. L'articolazione del territorio riflette ancora il relativo frazionamento in vigne, nella parte più vicina alla città, ed in grandi tenute, nelle zone più periferiche; a queste ultime fanno riferimento ancora gli antichi casali del Fosso, del Pino, dei Tre Archi, di Santa Cornelia, della Vacchereccia, di Buon Ricovero, di Tor Vergara, della Spizzichina, di Ospedaletto Annunziata, della Crescenza, di Monte Oliviero, della Valchetta, di Prima Porta e di Malborghetto.


 
ARRONE CASTEL DI GUIDO

Ubicazione e perimetro:
Il comprensorio individuato costituisce solo parte del Parco denominato Arrone - Castel di Guido dal Sistema del "Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali" in quanto la zona sud della Valle dell'Arrone, l'area di Macchiagrande di Galeria e della tenuta di Castel di Guido, è stata stralciata dall'ambito regionale proposto perché recentemente inserita all'interno della Riserva del Litorale romano, e parte del territorio ad ovest dell'Arrone ricade all'interno del territorio del Comune di Fiumicino.
Aspetti geomorfologicii:
L'area è caratterizzata da tipico aspetto collinoso della Campagna romana e rappresenta la fascia di transizione alla pianura costiera. L'altitudine media è compresa tra i 60 e i 70 m. s.l.m., sono assenti i depositi vulcanici del Pleistocene: stratigraficamente un singolo strato di tufo (tufite) poggia su di uno strato argilloso che sovrasta potenti strati sabbiosi di materiale incoerente; sopra lo strato tufaceo si trovano gli strati argillosi intercalati dagli strati sabbiosi e da materiali piuttosto coerenti a matrice pomicea. Sono presenti inoltre conglomerati poligenici, argille e calcareniti di ambiente marino contenente molluschi e foraminiferi bentonici e planctonici.
Sono presenti nell'area il torrente Arrone la cui sorgente lineare presenta una portata media misurata di 500 m3/sec. ed il Fosso Galeria. La rete idrica affluisce direttamente verso la pianura costiera in direzione sud-ovest oppure verso il Fosso Galeria.
Aspetti botanici:
La copertura vegetazionale è costituita in prevalenza da complessi arborei, arbustivi tipici della macchia mediterranea e da boschi misti di caducifoglie sempreverdi riferibili alla formazioni planiziali costiere del litorale laziale. I vari aspetti vegetazionali si dispongono seguendo le diverse condizioni di xericità e di umidità del suolo procedendo dalle zone più elevate verso i bacini idrici. I versanti delle vallecole, non coinvolte nell'attività agricola, presentano uno strato arboreo dominante a leccio (Quercus Ilex) con qualche elemento di cerro (Quercus cerris) e farnetto (Quercus frainetto) accanto a specie caducifoglie: acero minore (Acer monspellanum), acero campestre (Acer campestre), olmo (Ulmus minor): Lo strato arbustivo è rappresentato da pungitopo (Ruscus aculeatus) , fillirea (Phillyrea latifolia), alaterno (Rhamnus alaternus). La marcata antropizzazione causata dal taglio del bosco , dal pascolamento e dagli incendi hanno determinato la prevalenza di alcune specie arbustive più resistenti ai fattori di disturbo antropico: particolarmente abbondante la presenza di sparzio villoso (Calicotome villosa) sintomatica di un dinamismo della vegetazione legato agli incendi. Le grandi superfici prative dove viene esercitato il pascolo ovino sono dominate da Brachipodium phoenicoides, graminacea, spesso associata a finocchio selvatico (Foeniculum vulgare) e carota (Daucus carota). Le rive del fiume Arrone risultano prive della naturale vegetazione ripariale e sporadicamente appaiono individui di salice bianco (Salix alba) e ontano comune (Alnus glutinosa).
Aspetti faunistici:
Rispetto ala notevole diversità ambientale ed ai popolamenti potenziali, il territorio, da un punto di vista faunistico, appare disturbato per l'alto grado di antropizzazione. Di grande importanza per le comunità faunistiche sono le zone boscate, i pochi lembi di vegetazione dei versanti acclivi, le siepi, i filari dove la fauna trova aree di rifugio. Le aree aperte a prato-pascolo sono territorio di caccia preferenziale del barbagianni (Tyto alba) e della civetta (Athene noctua). Tra i mammiferi sono presenti la donnola (Mustela nivalis), il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), l'istrice (Lepus europaeus), la faina (Martes foina). L'area è interessata ad un vasto passaggio dell'avifauna migratrice acquatica; vi sono rappresentate le specie acquatiche e costiere appartenenti, in grande maggioranza, alle famiglie: Ardeidae (aironi), Anatidae (anatre), Laridae (gabbiani), Podicipedidae (svassi). Tra gli uccelli comuni troviamo: lo scricciolo (Troglotydes troglotydes), il merlo (Turdus merola), la capinera (Sylvia atricapilla) e il friguello (Fringilla coelebs), l'allodola (Alauda arvensis), la cornacchia grigia (Corvus corone cornix). Si segnala inoltre la presenza del gruccione (Merops apiaster), che nidifica con numerose colonie sulle pareti sabbiose delle pendici collinari. Tra gli anfibi troviamo il tritone punteggiato (Triturus vulgaris) e tra i rettili la Biscia dal collare (Natrix natrix) e la testuggine palustre (Emys orbicularis).


 
MARCIGLIANA
Ubicazione e perimetro:
Il comprensorio individuato costituisce gran parte del Parco della Marcigliana, che interessa area ricadenti nei comuni di Guidonia e Mentana. L'area è delimitata dalla via Salaria, dal confine comunale verso il comune di Monterotondo, Mentana e Guidonia, la via Nomentana, il G.R.A. e l'autostrada Roma Firenze.Marcigliana L'area consta di un gruppo di alture delimitate ad est dall'ampia pianura alluvionale del Tevere, caratterizzata da brevi diramazioni del crinale principale su cui scorre la via Nomentana.
Aspetti geomorfologici:
Area interessata dalle grandi tenute della Marcigliana e di Tor S. Giovanni caratterizzate dalle presenza di colline basse e arrotondate, coltivate a seminativo estensivo o destinate a pascolo e dalle vallecole con i versanti ricoperti di vegetazione a macchia Sono presenti nell'area affioramenti di depositi piroclastici incoerenti dovuti all'attivita centrale e periferica del Vulcano Sabatino
Aspetti botanici:
Le fitocenosi presenti nell'area sono costituite prevalentemente da querceto misto laziale che assume carattere più termofilo con la presenza di roverella e cerro nelle zone più alte ed assolate, mentre nelle parti più umide e fresche, risulta caratterizzato dalla presenza della farnia e del farnetto.
Aspetti faunistici:
Tra i mammiferi è da rilevare la presenza della lepre italica, specie originariamente autoctona della campagna romana, con la sottospecie L. L. corsicanus, ormai quasi sicuramente estinta a causa dell'inquinamento genetico causato dai continui ripopolamenti con individui provenienti dall'europa orientale e dal sud america. tra gli uccelli, analogo discorso si può fare per la starna italica, in quanto anch'essa di interesse venatorio.
Preesistenze storiche:
Ruderi di ville romane e torri medievali (Tor S. Giovanni); presenza di casali medievali e moderni, in particolare il Casale della Marcigliana ( XVI sec.) edificato sull'impianto di una villa romana.


 
TENUTA DEI MASSIMI

Ubicazione e perimetro:
Il comprensorio del Parco della Tenuta dei Massimi, posto nel settore sud-ovest della città in prosimità del G.R.A. ed ai margini del territorio urbanizzato, è un'area di elevato valore naturalistico e paesaggistico. L'area è delimitata a nord da via della Vignaccia e via della Pisana, ad ovest dal G.R.A., a sud dal Tevere e ad est dall'edificato di Bravetta, Corviale e Pino Lecce. La sua caratteristica principale è la bellezza di un paesaggio agrario, che alterna coltivi e pascoli a boschi a querce, rimasto pressoché intatto se non in alcune zone poste ai margini del Parco come alcune aree lungo il fosso della Maglianella o in prossimità della Torretta dei Massimi inclusa con l'antico casale in un'area a giardino in cui sono andati completamente perduti i caratteri del paesaggio originario. La collocazione del Parco in prossimità del comprensorio della Valle dei Casali con cui realizza un continuum naturalistico rinforza la funzione di corridoio di verde che la Valle e le ville storiche numerose nel settore sud-ovest della città realizzano collegando il centro urbanizzato con la pianura alluvionale del Tevere e le pianure costiere.
Aspetti geomorfologici:
L'area risulta morfologicamente articolata con delle alture che raggiungono i 60m. s.l.m. e costituiscono parte del più vasto altopiano che caratterizza tutta la Valle dei Casali e che degrada, a sud, verso la piana del Tevere: L'articolazione delle alture risulta dovuta all'azione erosiva del Tevere e dei affluenti sulle antiche sabbie e ghiaie di origine marina e fluviale ricoperte dei depositi vulcanici , mentre ai depositi alluvionali è dovuta la progressiva formazione delle fasce piane presenti per lo più lungo i corsi d'acqua.
L'area è delimitata dai tratti dei corsi d'acqua del Fosso di Brava, del Fosso di Acquafredda, del Fosso di Bravetta e del Fosso della Maglianella.
Aspetti botanici:
La localizzazione dell'area a ridosso del G.R.A. risulta particolarmente strategica per garantire un continuum naturalistico con le aree verdi della Valle dei Casali che a loro volta rappresentano un corridoio naturalistico a sud-ovest della città tra la piana alluvionale del Tevere , le vaste aree costiere ad ovest del G.R.A e le aree urbane. Attualmente l'area risulta in parte adibita a coltivi. L'uso agricolo si estende anche nei territori limitrofi i corsi d'acqua che risultano privi della naturale vegetazione ripariale arborea mentre sono presenti formazioni a canna comune (Arundo donax) di origine artificiale. Sulle estese zone della sommità dei pianori sono presenti comunità vegetali caratterizzate da tornasole comune (Chrozophora Tinctoria), pianta ispida della famiglia delle Euphorbiaceae simile all' ortica propria degli incolti e da eliotropio selvatico (Heliotropium europaeum); mentre sulle aree dei pendii non adibite a coltura prevalgono incolti con specie di graminacee proprie delle colture abbandonate e dei pascoli aridi come Brachypodium Phoenicoides. Alcune zone non coltivate limitrofe l'urbanizzato risultano parzialmente degradate. Di particolare interesse sono le aree boscate che caratterizzano l'area e che si sviluppano sui versanti dei pendii e in parte sulla sommità delle alture, esse sono rappresentate da estensioni di consorzi compatti di vegetazione seminaturale costituita prevalentemente dalla associazione vegetale Lathyro-Quercetum Cerris, comunità di cerro e cicerchia (leguminosa), nelle quali sono presenti elementi di sughera (Quercus suber). Tali consorzi sono di notevole rilevanza ambientale rappresentando nell'area della Valle dei Casali e nel più vasto ambito periurbano a sud-ovest della città, nuclei di collegamento naturalistici relativamente ai diversi parametri ecologici, vegetazionali e faunistici.
Aspetti faunistici:
La fauna dell'area rispecchia quella tipica dei sistemi agricoli adiacenti : tra i roditori troviamo il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), l'arvicola di Savi (Microtus Savi), il ratto nero ( Rattus rattus) ed il topolino delle case (Mus domesticus). Tra gli uccelli presenti il gheppio (Falco tinnanculus) ed il nibbio bruno (Milvus migrans), diversi sono i passeriformi tra i quali il santimpalo (Saxicola torquata); lo storno (Sturnus vulgaris), il cardellino (Carduelis carduelis), l'allodola (Alauda arvensis). Nelle aree boscate sono inoltre presenti l'allocco (Strix aluco), il torcicollo (Jynx torquilla) ed il picchio rosso maggiore (Picoides maior).


 
MONTE MARIO

Ubicazione e perimetro:
Il Parco di Monte Mario, costituito dal sistema geomorfologico dei Colli della Farnesina, si estende su una superficie di circa 190 ha sulla destra orografica del Tevere nel quadrante nord-ovest della città, all'interno del contesto fortemente urbanizzato dei quartieri Prati, Trionfale, Delle Vittorie, Monte Mario, Balduina, Trionfale e Camilluccia ed in contiguità alle attrezzature sportive del Foro Italico.Monte Mario Esso è delimitato a nord da Via dei Colli della Farnesina, ad est dalla Via Olimpica, a sud da Piazzale Clodio, Via Trionfale, Circonvallazione Trionfale e ad est in successione da Via Fedro, Via Cadlolo, Via Tionfale e Via della Camilluccia. In base all'art. 2 della legge regionale del 17 luglio 1989 n.46, che inseriva la realizzazione del Parco di Monte Mario ed il recupero di Villa Mazzanti tra i programmi per i Mondiali di Calcio del 1990 con l'intenzione di realizzare un'opera che, oltre alla funzione di verde pubblico fruibile, avesse le valenze di compensazione ambientale per il settore urbano che maggiormente avrebbe subito l'impatto delle opere per i mondiali, sono già stati attuati gran parte degli interventi previsti da un progetto esecutivo che interessava prevalentemente le aree di proprietà pubblica ed aree di cui si proponeva l'acquisizione o la cessione, e riguardavano la vegetazione, le opere di regimazione delle acque superficiali ed il mantenimento dei pendii, la realizzazione dei percorsi e di aree attrezzate.
Aspetti geomorfologici:
Il rilievo di Monte Mario , che raggiunge i 139 m. s.l.m., risulta il più imponente del sistema dei colli denominati Monti della Farnesina che superano di poco i 100/120 m. s.l.m. e che si dispongono successivamente in direzione sud-nord. L'intero territorio è geologicamente riferibile al complesso sabbioso-ghiaioso pleistocenico, ma i terreni più antichi che costituiscono a diverse profondità il basamento comune per tutta l'area romana sono le argille plioceniche, depositatesi 4. milioni di anni fa di anni fa, i movimenti tettonici intercorsi hanno successivamente provocato, lungo la dorsale che da Monte Mario raggiunge il Gianicolo e Monteverde, il loro sollevamento ad occidente de Tevere fin da affiorare in superficie ed essere visibili in particolare sul rilievo di Monte Mario. Alle pendici di Monte Mario, al di sopra di queste argille dal caratteristico colore azzurro è visibile il passaggio alle ghiaie e sabbie gialle della età pleistocenica che tra l'altro costituiscono la cima di tutti i rilievi della riva destra del Tevere: si tratta di sedimenti di mare poco profondo noti per l'abbondanza della malacofauna in esse contenute.
Aspetti botanici:
I consorzi vegetazionali presenti rispondono in gran parte alle caratteristiche mesofite della vegetazione mediterranea sempreverde da cui si distaccano elementi e spesso vere cenosi mesoigrofile che si sviluppano in risposta a particolari condizioni microclimatiche più umide presenti lungo i versanti settentrionali dei colli e soprattutto nelle strette e profonde vallette interposte tra i colli stessi : qui infatti il microambiente assume quasi condizioni submontane con larga partecipazione di elementi non solo della fascia a roverella (Quercus pubescens) carpino nero (Ostrya carpinifolia), orniello (Fraxinus ornus) , ma anche della fascia a Quercus, Tilia, Acer, con la presenza di nocciolo (Corylus avellana), ligustro(Ligustrum vulgare), corniolo (Cornus sanguinea). Le componenti mediterranee con elementi mesofili risultano comunque le più copiose e rigogliose. Tali consorzi che rispondono ad una vegetazione mediterranea sempreverde con leccio (Quercus ilex), sughera (Q. suber), cisto (Cistus salvifolius). Ove il carattere di mesofilia si attenua passando ad esempio dai versanti orientali a quelli occidentali i consorzi si arricchiscono delle specie mediterranee proprie quali: fillirea (Phillyrea latifolia), alaterno (Rhamnus alaternus), ginestra (Spartium junceum), mirto (Myrtus communis) e asparago (Asparagus acutifolius). In condizioni più xerofile persistono le sclerofille mediterranee più adatte a simile ambiente quali lentisco (Pistacia lentiscus) e cisto (Cistus salvifolius). Lungo i pendii assolati sottoposti a taglio o incendi sono riscontrabili estensioni, anche monofitiche, di ginestra (Spartium junceum). Significativa nelle zone più umide è la presenza di canna comune (Arundo donax) mentre nei fondovalle e nelle aree di impluvio sono presenti elementi di pioppo bianco (Populus alba) e salice bianco (Salix alba). Il forte antropismo e le azioni di taglio e di riporto di terra nonchè gli incendi hanno favorito condizioni per l'insediamento di popolazioni di falsa acacia (Robinia pseudoacacia) presente in considerevoli estensioni, ed ailanto (Alianthus glandulosa) ,. Sambuco (Sambucus sp) e clemantide (Clemantis vitalba).
Aspetti faunistici:
Il notevole grado di antropizzazione risulta una componente di disturbo per le popolazioni faunistiche dell'area. Le specie presenti sono riconducibili ad una fauna urbana alterata nei parametri ecologici; presenti tra i roditori il moscardino (Muscardinus avellanarius), il topolino delle case (Mus musculus), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), il ratto nero (Rattus rattus). Tra i rettili presenti i sauri con le specie lucertola muraiola (Podarcis muralis), lucertola campestre (Podarcis sicula). Tra l'avifauna notevoli le presenze appartenenti all'ordine dei passeriformi quali il pettirosso (Erithacus rubecola), il merlo (Turdus Merula), il codibugnolo (Aegithalos caudatus), il verdone (Carduelis Chloris), il cardellino (Carduelis carduelis). Presenti inoltre a ridosso delle zone edificate la taccola (Corvus monedula) e lo storno (Sturnus vulgaris).


 
VALLE DELL'ANIENE
Ubicazione e perimetro:
Il comprensorio individuato costituisce solo parte del Parco denominato Valle dell'Aniene dal Sistema del "Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali" in quanto tale parco si estende anche in comuni limitrofi.Valle dell'Aniene In particolare il parco della Valle dell'Aniene si estende lungo il corso dell'Aniene, attingendo "aree libere" in riva destra ed in riva sinistra; ampliamenti di questo parco "lineare" si riscontrano in corrispondenza del Parco di Tor Sapienza, dell'area di protezione delle falde idriche dell'Acquedotto dell'Acqua Vegine e dell'intera area occupata dall'antico lago di Castiglione fino a San Vittorino.
Aspetti geomorfologici:
Area caratterizzata, nel tratto urbano, dalle numerose anse del fiume Aniene nella fase di immissione nel Tevere; nel tratto extraurbano predomina l'aspetto morfologico tipico della campagna romana caratterizzato dalla presenza di elementi morfologici di grande interesse quale le sorgenti dell'Acqua Vergine, le latomie di Salone,il cratere dell'antico lago di castiglione e l'area di Pantano borghese.
Aspetti botanici:
La morfologia prevalentemente pianeggiante del territorio ha favorito l'istaurarsi di un bosco a carattere mesofilo nel quale prevalgono farnia, cerro e farnetto e che nei pressi dell'alveo fluviale assume l'aspetto di fitocenosi ripariale alla quale si aggiungono elementi che usualmente costituiscono il bosco a caducifoglie quali il cerro, l'olmo, il frassino e l'acero; si viene così ad istaurare, in tale contesto, un'interessante articolazione tra popolamenti appartenenti ai Quercetalia pubescentis con la prevalenza del Farnetto e quelli dell'Ostryo carpinion orientalis nelle zone più drenate. Da rilevare una discreta presenza di elementi della lecceta dove il suolo si arricchisce di carbonati nei settori più estremi della valle.
Aspetti faunistici:
Da segnalare la presenza del gambero di fiume e del granchio di fiume che costituiscono due indicatori ecologici molto validi; tale comprensorio inoltre potrebbe costituire l'ambiente idoneo per la reintroduzione della lontra che era presente fino a pochi anni fa.
Preesistenze storiche:
L'area è attraversata da tracciati romani, presenza di necropoli, ville etrusche, Area archeologica di Gabii, resti monumentali di acquedotti ; numerosi casali antichi e moderni, castello di Lunghezza e di Corcolle.


 
DECIMA MALAFEDE

Ubicazione e perimetro:
Il comprensorio individuato si estende tra il G.R.A., la via Pontina, la Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, il confine Comunale verso Pomezia e la via Laurentina. E' un territorio omogeneo, caratterizzato da aspetti naturalistici tipici della prima dorsale collinare che si oppone alla fascia litoranea; data la presenza di alcune grandi tenute agricole l'aspetto è quello tipico della campagna romana. Di notevole interesse, data la importante funzione storica dell'area, alcune emergenze archeologiche ed alcuni casali e complessi fortificati.
Aspetti geomorfologici:
Area segnata in particolare dal fosso di Malafede che la attraversa seguendo l'asse NO-SE, e dalle sue ramificazioni; presenza di altri fossi (F. di Perna, F. della Mandriola, F. dei Radicelli, F. della Selvotta e F.di Leva) che costituiscono un sistema morfologico unitario. L'area è caratterizzata dalla presenza di alcune tenute agricole (Perna, Selcetta, Penseroni, Mandriola e Trigoria)
Aspetti botanici:
Sono presenti, in ambiti molto vicini, fitocenosi diverse, da quelle più tipicamente mediterranee appartenenti alla serie dinamica della lecceta, comprensiva della variante a sughera, fino al bosco più mesofilo a farnetto con i suoi stadi di degrado. Nelle zone soggette a frequenti inondazioni sono stati rilevati residui di boscaglie igrofile a pioppo, salice e frassino.

Aspetti faunistici:
Rilevante risulta la presenza della lepre italica, mentre sembrerebbero presenti la martora ed il gatto selvatico anche se mancano segnalazioni recenti; lo stesso discorso è valido per quanto riguarda la starna italica. Infine sono state rilevate due specie di testuggine molto vulnerabili, la testuggine palustre e la testuggine di Hermann.
Preesistenze storiche:
Area archeologica di castel di decima, Castello e torre di monte di Leva, area della solforata e della grotta di Fauno; ruderi di ville romane e di torri medievali; casali moderni


 
PARCO DI AGUZZANO

Ubicazione e perimetro:
La natura geologica del parco di aguzzano è legata agli ultimi prodotti della seconda fase parossistica del vulcano Laziale e più precisamente al complesso dei " tufi inferiori" rappresentati dalle pozzolane grigie superiori e dal tufo lionato.
Le pozzolane grigie superiori affiorano nel settore meridionale dell'area e sovrastano l'orizzonte litoide detto "tufo lionato", anch'esso affiorante nella zona meridionale del parco, a quote relativamente più elevate, dal fondovalle e dal fosso di S.Basilio; lungo quest'ultimo affiorano invece le alluvioni recenti derivate dallo smantellamento dei materiali piroclastici presenti nell'area e in zone limitrofe.
Aguzzano Per quanto riguarda l'attuale aspetto morfologico del territorio, esso è il risultato della combinazione ed interazione di tali fattori, quali gli agenti degradatori naturali e di origine antropica, le caratteristiche geologiche e il clima.
Il motivo morfologico dominante dell'area, compresa tra le quote di 19 m e 37 m s.l.m., è il Fosso di S. Basilio con la sua relativa valle che si presenta con pendii moderatamente acclivi; solo in corrispondenza degli affioramenti tufacei si notano piccole scarpate verticali.
Le sommità dei rilievi si mostrano sub-tabulari, e il fondovalle è piatto; ciò è dovuto alle caratteristiche genetiche e alle modalità posizionali delle colate piroclastiche che hanno provveduto, in varie successioni, a livellare le morfologie preesistenti.
Il fenomeno geomorfologico prevalente è l'erosione diffusa legata all'azione delle acque meteoriche e selvagge; questa assume caratteri di particolare intensità, con modificazioni relativamente repentine delle forme superficiali.
Nel fondovalle del Fosso di S. Basilio sono prevalsi invece fenomeni di accumulo legati alla sedimentazione del suddetto fosso che attualmente si può considerare come un canale di raccolta di acque reflue e spesso stagnanti; inoltre il corso del fosso è stato modificato dall'uomo in più punti perdendo totalmente la funzione naturale che gli competeva.
Nonostante la morfologia sia caratterizzata da leggeri rilievi in corrispondenza dei tufi e delle pozzolane e da un andamento sub-pianeggiante in corrispondenza della coltre alluvionale solcata da un fosso con andamento NE-SW lungo il quale si raggiungono le quote minime s.l.m. dell'area del parco, la superficie piezometrica risulta deprimersi verso sud-ovest al di sotto dei rilevi formati da piroclastiti, mentre presenta un massimo in corrispondenza del solco idrografico.
La falda acquifera è localizzata in terreni sabbiosi-sabbiolimosi di origine fluviolacustre, a luoghi sormontati da un esiguo spessore di materiale vulcanico sciolto e rimaneggiato, originato dallo smantellamento delle piroclastiti in situ.
Per quanto riguarda il clima, l'area è interessata da una piovosità media annua, rilevata dagli Annali del Servizio Idrografico( stazione pluviometrica di Settecamini), pari a circa 970 mm di pioggia con un minimo pluviometrico e termico rispettivamente nei mesi di ottobre-novembre ed agosto.

Aspetti botanici:
Il territorio del Parco, utilizzato a fini agricoli sin dal Seicento, presenta impianti arborei realizzati dall'uomo in relazione a tale uso specifico e conserva ancora oggi alcune caratteristiche della Campagna Romana del secolo scorso.
L'impianto a verde esistente è legato alla presenza dei tanti piccoli fossi seminaturali utilizzati per l'irrigazione dei terreni: l'area risulta infatti caratterizzata da prato pascolo, che ricopre l'intera superficie, e da un reticolato di filari di alberi di alto fusto, con qualche raro episodio di vegetazione arbustiva, che rappresentano uno dei segni più caratteristici del parco.
Il prato pascolo, presente per oltre l'80% dell'intera superficie del parco, è costituito da vegetazione erbacea mantenuta molto bassa dal pascolo intensamente esercitato; soltanto nel settore orientale, a ridosso di via del casale di S.Basilio, il tappeto erboso diventa sensibilmente più alto (circa 60 metri).
Dal punto di vista floristico sono state rilevate prevalentemente specie infestanti le colture quali Daucus carota l., Malva sylvestris., Taraxacum officinale Weber aggr., e specie ruderali e nitrofile quali Urtica dioica l. Linaria vulgaris Miller.
Elementi caratteristici del parco sono i filari di alberi di alto fusto posti lungo i viali e spesso lungo i fossi precedentemente citati. Queste alberature definivano utilizzazioni agricole differenti e alcune di esse seguono ancora oggi i confini delle antiche tenute agricole di Aguzzano, Aguzzanello e Podere S.Antonio.
Lungo i viali principali si possono individuare doppi filari a pino domestico (Pinus pinea L.) nei quali gli esemplari sono posti a una distanza di 15 metri l'uno dall'altro ed in alcuni casi sono alternati ad arbusti di oleandro (Nerium oleander L.); gli esemplari di pino domestico presentano un diametro di cm.50 in media ed un'età presunta di 100-150 anni.
Saltuariamente, lungo i filari di pini, si possono individuare singoli esemplari di eucalipto (Eucaliptus rostrata Schelcht) di dimensioni notevoli (cm.90-100 di diametro), alcuni dei quali purtroppo completamente secchi.
Lungo il Fosso di San Basilio, nella parte più bassa del suo corso, appare con evidenza un doppio filare di pioppi (Populus canadensis L.) trattati a "ceppaia", che si sviluppa in altezza per 10-15 metri; la distanza tra le piante varia da 2 a 4 metri.
Questo doppio filare risulta interrotto per lunghi tratti, specialmente nella parte superiore del fosso nel settore orientale del Parco.
I filari di platano (Platanus occidentalis L.) costituiscono un altro elemento che compone il reticolo di alberature presente nel Parco.
Di questi filari, che un tempo dovevano essere più numerosi, solo alcuni sono completi di tutti gli elementi, mentre molti altri sono individuabili dall'allineamento di esemplari residui. Anche i platani sono trattati a ceppaia con un fusto molto breve (circa un metro e mezzo) che si ramifica in 4-6 branche e mediamente non supera i 10 metri di altezza; i singoli esemplari sono stati messi a dimora aduna distanza variabile da 2 a 4 metri.
Talvolta, insieme ai filari di platano, o a ciò che rimane, è possibile individuare alcuni esemplari di noce (Juglans regia L..).
Altre alberature , costituite in prevalenza da essenze della stessa specie come, pini, platani e cipressi (Cupressus sempervirens L.) sono presenti intorno ai numerosi casali del parco.
Nei pressi del casale posto al margine sud sono presenti alcuni esemplari di olivo (Olea europea L.) che probabilmente costituiscono i resti di un impianto di dimensioni maggiori.
Alcuni ambienti seminaturali sono presenti lungo le sponde dei fossi, ove, insieme a pioppi e platani, sono stati rilevati esemplari di salice (Salix alba L..) anche di notevoli dimensioni (15 metri circa) e di robinia (Robinia pseudoacacia L.) specie esotica avventizia; un ambiente simile è presente anche nella zona a nord-ovest dell'area.
Un altro microambiente seminaturale rilevato all'interno del Parco è quello costituito ad ovest da una scarpata non molto alta (circa 3 metri) a pianta semicircolare che termina a nord con un dislivello più accentuato (7-8 metri circa) ove è visibile la stratificazione delle rocce superficiali tufacee. Sulla scarpata sono presenti pioppi canadesi che qui però hanno un portamento diverso da quelli posti lungo il Fosso di San Basilio trattati a "ceppaia". Inoltre sono presenti olmi (Ulmus minor Miller) in forma arbustiva, rovi (Rubus ulmifolius Schott), fichi (Ficus carica L.), arbusti di sambuco (Sambucus nigra L.) e alberi da frutto del genere Prunus.
Nella parte terminale della scarpata il dislivello è più accentuato, molto probabilmente a causa di una forma di erosione dovuta alla presenza di acqua negli strati superficiali del terreno; infatti in questa zona sono state rilevate specie che crescono su terreni molto umidi come canne domestiche (Arundo donax L.), ebbio (Samucus ebulus L.) e menta (Mentha pulegium L.).

Aspetti faunistici:
Le ridotte dimensioni dell'area, la sua inclusione all'interno di un territorio densamente edificato, la prevalente caratterizzazione vegetazionale a prato-pascolo, fanno del Parco di Aguzzano un unico biotipo frequentato da una fauna non molto ricca e poco diversificata, propria dei pascoli e dei prati cittadini.
Tra gli anfibi censiti di particolare rilevanza appare la presenza del Rospo smeraldino.
Per quanto riguarda gli uccelli, è stata rilevata la presenza di 30 specie nidificanti; interessante è la presenza del Gheppio,che utilizza il Parco quale territorio di caccia, e di alcune specie di uccelli insettivori quali il Saltimpalo, il Torcicollo e lo Strillozzo. Lungo il fosso di San Basilio è stata inoltre rilevata la presenza della Gallinella d'acqua.
Tra i mammiferi sono presenti alcune specie di predatori come la Volpe e la Donnola.
Infine tra i rettili appare ancora di un certo interesse la presenza del Biacco e della Biscia dal collare.


 
PINETO
pineto
Ubicazione e perimetro:
Il Parco del Pineto, che si estende per una superficie di 250 ha. nel settore nord-occidentale della città, è delimitato a nord dalla via Trionfale, ad ovest dalla via della Pineta Sacchetti, a sud dal quartiere di Valle Aurelia ad est dalla Ferrovia Roma-Nord; la parte orientale è attraversata longitudinalmente, in direzione Nord-Sud, dalla sede del nuovo anello ferroviario urbano.
Sotto l'aspetto orografico il territorio del Parco è costituito da una vallata profondamente incisa da fenomeni di erosione, denominata Valle dell'Inferno, che si estende dalle propaggini occidentali delle colline di Monte Mario a quelle settentrionali del Vaticano; esso fa parte di un più vasto sistema ambientale, un tempo omogeneo e continuo, che partendo dalla valle della Insugherata arriva fino a via della Pisana includendo anche Villa Pamphili e le aree verdi ancora edificate.
Aspetti geomorfologici:
Il territorio del Parco del Pineto occupa una lunga e stretta striscia di terreno ad andamento meridiano; esposto principalmente ai venti N-W, è compreso fra le quote di circa 120 e 35 metri s.l.m., con il minimo lungo il margine meridionale ed il massimo a nord in prossimità Via Trionfale.
La piovosità media annua, rilevata nella Stazione Pluviometrica di Roma M.Mario (+110 m. s.l.m.) è pari a circa 892 mm. di pioggia.
Il minimo pluviometrico e termico è stato riscontrato rispettivamente nei mesi di luglio e gennaio ed il massimo pluviometrico e termico nei mesi rispettivamente di ottobre ed agosto. L'area presenta vaste zone ricoperte da una coltre piroclastica e profondamente intagliate dall'erosione lineare e diffusa delle acque meteoriche e di quelle incanalate. Le valli risultano incassate con pendii piuttosto acclivi e pareti verticali in corrispondenza dei principali affioramenti tufacei, mentre le sommità dei rilievi sono pianeggianti.
Il fenomeno geomorfologico prevalente è l'erosione fluviodenudazionale, legata all'azione delle acque meteoriche selvagge ed incanalate, che assume frequentemente caratteri di particolare intensità, provocando rapide variazioni delle forme superficiali. Quando l'erosione si verifica su colate piroclastiche, il tratto di versante corrispondente, assume una pendenza prossima alla verticale.
Aspetti botanici:
L'area del Parco del Pineto, ritenuta una delle più belle plaghe botaniche della città, è costituita da un vasto complesso vegetazionale. La compresenza di sabbie ed argille crea situazioni molto differenti nell'umidità del terreno e quindi nella vegetazione, facendo sì che nell'area, relativamente ristretta, convivano biocenosi che possiedono caratteristiche ecologiche differenti. L'inclinazione dello strato delle argille marnose impermeabili (che scende verso est) ed il suo affioramento sulle mezze coste collinari, determinano inoltre risorgenze acquee ed in alcune zone ristagni, che spiegano il dimorfismo delle fitocenosi presenti.
La Valle dell'Inferno è ricoperta, soprattutto nella zona Nord e in quella centrale, da popolamenti boschivi costituiti da uno strato arboreo alto 10-12 m., da uno strato arbustivo alto circa 5m., da un secondo strato arbustivo di circa 1 m. e da uno strato erbaceo di 50-70 cm.
Tra i popolamenti boschivi sempreverdi il Quercus suber rappresenta l'essenza dominante; l'albero raggiunge i 12 m. di altezza ed ha un diametro di 40 cm. Si tratta di boschi di sugherete di dimensioni ridotte rispetto al passato e di cui abbiamo traccia in alcuni documenti del XVII secolo relativi alla "Tenuta del Pigneto".
Sono inoltre presenti popolamenti boschivi caducifogli come il Quercus pubescens, il Quercus frainetto, il Quercus robur, il Corylus avellana, il Fraxinus ornus, cui si aggiungono diversi raggruppamenti arbustivi dove domina il Cistus salvifolius e l'Erica arborea.
Il bioclima relativo alla zona in esame non mostra differenze significative rispetto ad altre aree romane per quanto riguarda i valori medi delle temperature.
La vegetazione presente è di particolare interesse poiché costituisce un esempio riepilogativo della vegetazione del basso Lazio tirrenico, dalle dune litoranee alle stazioni pedemontane.
Tale interesse si riferisce in particolare:

  • alla presenza di popolamenti boschivi a Quercus suber, che costituiscono un esempio di vegetazione costiera posta a circa 22 km. dal mare e che sono considerati alcuni tra i lembi residui degli antichi boschi sub-costieri che un tempo occupavano la costa tirrenica. La Sughereta della Valle dell'Inferno rappresenta una parte significativa di quella più vasta che si estendeva nella zona N-W di Roma e comprendeva le zone della Pisana, di Brava, di Casetta Mattei e dell'Insugherata.
  • alla compresenza in un ambiente relativamente ristretto (250 ha.) di specie vegetali con esigenze ecologiche differenti; nella valle si trovano a convivere elementi mesofili (Quercus frainetto, Corylus avellana, ecc.) con elementi termofili e xerofili (Quercus pubescens, Erica arborea, ecc.). Infatti accanto agli episodi di vegetazione costiera possiamo trovare delle fitocenosi più mesofile che rappresentano un preludio dei boschi sud-montani che ricoprono i rilievi ad ovest di Roma fino alle pendici della catena appenninica; nelle zone di fondovalle, che in alcuni periodi dell'anno rimangono sommerse, sono presenti fitocenosi idro-elofitiche. Si tratta in sostanza della concentrazione entro uno spazio molto limitato della caratteristica eterogeneità delle cenosi laziali, soggette a sottoclimi diversi e alle condizioni ecologiche più varie.
  • alla ricchezza floristica. Lo studioso Giuliano Montelucci che negli anni '40 condusse uno studio sulla flora e sulla vegetazione dell'intera Valle dell'Inferno e durante il quale catalogò 681 essenze vegetali, propose fin dal 1954 di proteggere la zona per farne un "parco naturale".

Oggi a causa dell'effetto antropico, questa ricchezza si è ridotta; al suo impoverimento va aggiunto il fenomeno di ampia ibridazione, di difficile classificazione, che alcuni studiosi hanno rivelato in quest'area. Le Querce caducifoglie hanno dato luogo a numerosi ibridi (Quercus pubescens x Quercus robur e Quercus pubescens x Quercus frainetto, ecc.).
Occorre inoltre osservare che nella Valle dell'Inferno era un tempo frequente il Quercus ilex, oggi raro, probabilmente perché il leccio in una stazione caldo umida, non riesce ad ostacolare la conquista del terreno da parte della sughera.
In una posizione isolata rispetto alla Valle, precisamente nella parte S-W dell'area oggetto di studio, si trova la "Pineta Sacchetti". Il suo impianto fu realizzato dai Torlonia nel 1861 in un'area che nel XVII secolo era sistemata in parte a vigna. La pineta non presenta un particolare interesse botanico poiché il suo sottobosco, compromesso dall'impatto antropico, non esiste più.
Molte aree di questa valle coltivate a vigneto o utilizzate per seminativi, negli anni '60-'70, sono ormai abbandonate mentre rimane intensa l'attività di pascolo.
I popolamenti boschivi presenti, così come sempre accade negli ambienti naturali in zone antropizzate, risultano danneggiati dal taglio degli alberi, dagli incendi e dal pascolo, che ne mettono in pericolo la sopravvivenza.


Comune di Roma

Dipartimento Politiche della Qualità Ambientale


mail: mailto:f.cinquegrani@comune.roma.it

 

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