Alberto Giacometti. Walking Man. Ispirazione dalle
statuette votive etrusche. L’Ombra della Notte
(Attorno all’arte, vol. 33) Cagli 2° ed. 2022.
ISBN 978-88-7658-244-8.
Nel 2016 avevo avuto l’incarico da parte di un
collezionista americano di studiare una delle
opere di Alberto Giacometti, Walking Man I (Uomo
che cammina) 0/6, il prototipo della scultura
fatto nella Fonderia e contemporaneamente al
Kunsthaus di Zurigo si inaugurò una grande
mostra dedicata ad Alberto Giacometti
(1901-1966). "Alberto Giacometti - Materiale e
visione. I capolavori in gesso, in pietra, in
argilla e in bronzo", la esposizione era stata
allestita in occasione del cinquantesimo
anniversario dalla morte dello scultore.
Nello stesso anno pubblicai un e-book “Alberto
Giacometti. Walking Man I, 0/6” dove descrivevo
cronologicamente sia la serie Walking Man
(L’uomo che cammina) citando i proprietari sia
istituzionali che privati dei bronzi fino
all’epoca conosciuti.
L’interesse mi era
stato sollecitato dall’accostamento di questa
opera alle statue in bronzo filiformi etrusche –
di cui avevo fatto anni prima uno studio
specifico sui bronzi di Coltona di Cagli- e
questo studio è la ricerca tra due epoche:
l’antica e la moderna.
Nell’anno precedente,
2015, in Germania era iniziato un processo a
Stoccarda nei confronti dell’olandese Robert
Driessen, ritenuto il più grande falsario al
mondo, accusato di aver prodotto più di mille
statue di Alberto Giacometti. In realtà erano
statue dell’olandese dotate di falsi certificati
d’autenticità e del marchio della fonderia del
bregagliotto che, sosteneva, provenivano da un
fondo segreto degli eredi dello scultore.
Le
difficoltà, quindi, aumentavano per stabilire le
opere vere da quelle false, come spesso è
successo anche con i bronzi antichi.
Ma
Giacometti copiò oppure si ispirò alle statuette
etrusche? Un argomento che molti storici
dell’arte da tempo si sono posti.
Una nuova
occasione mi si presentò nel 2021, quando
nell’ambito delle mie ricerche sull’arte antica,
un collezionista (Ginevra Svizzera), mi fece
fare le analisi, presso il suo studio, di una
statuetta in bronzo etrusca ritrovata alla fine
del 1700, poi confluita in una importante
famiglia milanese, Contessa di Castellazzo, che
aveva proprietà all’estero, che si avvicinava
alla più nota custodita a Volterra nel Museo
Guarnacci, denominata “L’ombra della Sera”.
Da questa ricerca è scaturito questo studio con
la collaborazione di Musei e Biblioteche
italiane e straniere.
Ernesto Paleani
Si ringrazia la direzione della Biblioteca
di archeologia e di storia dell’arte di Roma
(Palazzo Venezia); Biblioteca Centrale
Umanistica dell'Università degli Studi di
Urbino; Biblioteca di Storia dell’arte
dell’Università degli Studi di Urbino;
Biblioteca Pasquale Rotondi della Galleria
nazionale delle Marche, Urbino; Biblioteca del
Museo d’arte antica, Bologna; Biblioteca del
Museo civico archeologico, Bologna; Biblioteca
Federiciana, Fano; Memo Mediateca Montanari,
Fano; Biblioteca Malatestiana di Cesena;
Biblioteca Fondazione Federico Zeri, Bologna;
Biblioteca civica Gambalunga, Rimini; Ente
Olivieri, Biblioteca e Musei, Pesaro; Biblioteca
d’arte dei musei civici, Pesaro; Biblioteca
d’arte Signoretti, Pesaro; Polo Culturale di
Eccellenza - Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli,
Biblioteca Comunale di Cagli.
Biblioteche lettura del testo:
Biblioteca comunale Federiciana - Fano (PU) - +39
0721887474 - federiciana@comune.fano.pu.it PU0018
URBFN
Biblioteca centrale dell'Area umanistica
dell'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo -
Urbino (PU) - +390722305207 - bibhum@bib.uniurb.it
PU0206 URBAU