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Ernesto Paleani scrittore

Federico da Montefeltro condottiero (1422-1482).

2023 Federico da Montefeltro condottiero (1422-1482). Sacco di Volterra – Battaglia della Molinella – Battaglia di Montelocco Tomo V (Manuscripta, 11), Urbino 2023. ISBN ISBN 978-88-7658-250-9.

 

  

 

Testi tratti dai tomi in corso di compilazione per onorare i seicento anni dalla nascita:

Le leggende, le storie tramandate, i miti degli eroi, le visioni di cavalieri sono queste le motivazioni che mi hanno sollecitato ad approfondire con spirito di indagine nella storia di questo luogo “Locco” quando un caro amico, che avevo da poco conosciuto nel 2013 a Pesaro, Vincenzi Luciano mi narrò che lì dove abitava, senza ancora veramente sapere il perché, vi era stato un castello e che da anni gruppi di persone si avvicendavano per trovare tesori nascosti.
La mia curiosità venne colpita quando mi venne narrata la notizia che in quel luogo vi era stata una battaglia importante e che di questo si era persa la memoria. Avendo già iniziato un lavoro di ricerca su Guido da Montefeltro, ricollegai subito il luogo quando gli esuli urbinati guelfi cacciati dallo stesso Guido da Urbino si rifugiarono a Sassocorvaro
Parole, narrazioni, tradizione orale ma quanto vi poteva essere di vero in tutto questo?
La prima indagine che deve fare uno storico è quella di individuare sulle carte geografiche il luogo della ricerca e per questo avevo già una grande base grazie al legato che mi aveva fatto nel 2008 il prof. Francesco Bonasera Finzi donandomi tutta la sua biblioteca e i suoi manoscritti.
Individuai il sito in località Ca’ Braccio frazione del comune di Sassocorvaro, in provincia di Pesaro Urbino, nella regione Marche e dista 11,14 chilometri dal medesimo comune ed è tra Santa Maria in Val di Lolo (impropriamente scritto nella carta dell’IGM essendo il termine giusto Loto) Ca’ Braccio e Ca’ Stefano. Ma il luogo preciso del Monte Locco lo individuai proprio sotto la villa del mio amico Vincenzi.
Nel tempo mi formai sul posto un gruppo di amici che mi confortarono con una prima base di notizie: G. Ugolini per i documenti sulle chiese, S. Tiberi per la ceramica; E. Fabbri per la logistica; L. Vincenzi e N. Brugnettini per le ricerche sul campo; F. Fraternali per la visione delle ceramiche conservate nella Rocca Ubaldinesca, G. Rengucci per le notizie locali, F. Biagi per le notizie sui restauri, R. Brugnettini con la Proloco per il sostegno sulle indagini.
Un gruppo che mi ha dato la spinta a ricercare negli archivi e le biblioteche che vorrei citare avendo avuto dalle direzioni ed i dipendenti un grande apporto per la compilazione di questa opera: Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio di Stato di Ravenna (pergamena); Archivio di Stato di Rimini (pergamena); Archivio di Stato di Pesaro per la pubblicazione di manoscritti e cabrei inediti; Archivio di Stato di Urbino; Archivio diocesano di Pesaro; Archivio dioceano di Urbino; Biblioteca Centrale Umanistica dell'Università degli Studi di Urbino; Biblioteca Pasquale Rotondi della Galleria nazionale delle Marche (un particolare ringraziamento alle bibliotecarie sig.re Pucci Albina e Gostoli Emanuela), Urbino; Ente Olivieri, Biblioteca e Musei, Pesaro (un particolare ringraziamento al Presidente dell’Ente Olivieri, Riccardo Paolo Uguccioni ed a Marco Savelli; un ringraziamento al Direttore Maria Grazia Albertini, alla bibliotecaria Brunella Paolini ed ai dipendenti della biblioteca Luca Cangini, Marisa Capuccini, Rosa Carrella, Morena Baioni, Franco Pasquinelli, Ida Tamci); Biblioteca d’arte dei musei civici, Pesaro; Biblioteca d’arte Signoretti, Pesaro; Biblioteca comunale di Urbania (un particolare ringraziamento al direttore Feliciano Paoli); Polo Culturale di Eccellenza - Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, Biblioteca Comunale di Cagli; Biblioteca Passionei di Fossombrone; Biblioteca comunale di Sassocorvaro.
Grazie a tutto il patrimonio archivistico e bibliotecario ho potuto ricostruire una storia di mille anni. Ma la mia indagine, particolarmente per i giovani studiosi e i lettori di storia, mi induce a narrare come tutto nasce e si sviluppa da un semplice dato per diventare una rete di dati.
L’indagine, in un luogo completamente sconosciuto, mi ha portato a cercare di desumere il maggior numero di informazioni dalle fonti scritte e considerando i risultati di analoghe ricerche svolte in aree contermini. È chiaro che per taluni aspetti è stato necessario basarsi su ricerche originatesi da impostazioni o da ipotesi di lavoro molto differenti, sfruttate attraverso l’isolamento di determinati dati, in funzione di una rilettura più specificatamente attinente all’oggetto della presente ricerca.
In una prima fase della ricerca è stata considerata soprattutto la sfera di azione dei promotori, fossero essi poteri laici o religiosi, circoscrivibili in un determinato ambito geografico, che avessero espresso una motivata e volontaria strutturazione del popolamento. Vanno distinti i due elementi quello del castrum Monte Locco e quello religioso di Santa Sofia.
Nella seconda fase si è proceduto con un’analisi del territorio in senso diacronico, finalizzato allo studio dell’insediamento nei secoli bassomedievali, impostato attraverso un approccio alle fonti scritte differente rispetto a quello applicato per i secoli centrali del medioevo.
La progressiva conquista del contado da parte prima dei Bennoidi di Rimini (1029) e poi con la donazione (1061) al monastero di S. Gregorio in Conca a San Pier Damiani poiché in quel periodo era in Romagna in veste di promotore e divulgatore dell’opera di rinnovamento monastico e di sviluppo della Congregazione di Fonte Avellana . Questo determinò un vero e proprio mutamento nell’assetto dell’organizzazione territoriale che in seguito si trasformò diventando un caposaldo militare dei Malatesta e per loro della Famiglia Brancaleoni di Casteldurante (Urbania) fino ad arrivare a far parte di Urbino sotto Federico, dopo la battaglia di Montelocco del 1441, nel 1443 con investitura di Eugenio IV a favore di Oddantonio da Montefeltro e del Papa Niccolò V a favore di Federico.
La prima ricerca storica va sempre fatta nell’individuare il luogo fisicamente andando sul posto con il supporto di una cartografia IGM e delle mappe catastali 1:2000 ed oggi con l’agevolazione di un GPS.
Nella carta IGM e nei catastali il toponimo non è menzionato e solo dopo varie ricerche fatte all’Archivio di Stato di Pesaro ho scoperto un inedito disegno del 29 maggio 1648 “Monte Locco distructo” nei manoscritti della Legazione Apostolica di Urbino e di Pesaro “Lettere della comunità di Sassocorvaro, anno 1649, busta 2”.
Per individuare i documenti è stato necessario sapere in sintesi come è strutturata la parte archivistiva, così come riportata dalla rubrica dei documenti della Legazione Apostolica, che meglio definisco per comprendere la ricerca effettuata.
Sassocorvaro, pur facendo parte della circoscrizione territoriale del Montefeltro, non fu soggetto al Commissario Feretrano giacchè restò terra infeudata fino al 1626. Guidobaldo da Montefeltro nel 1504 aveva concesso in feudo Sassocorvaro e Valditeva al conte genovese Filippo Doria (che terminò di costruire la rocca). Estintosi nel 1548 il ramo maschile di questa famiglia, il feudo passò per grazia a quello femminile al quale rimase fino al 1626 anno in cui morì l’ultimo Doria Giovanni Tommaso. Il territorio del comune ritornò dunque a far parte del ducato e nel 1631 della Legazione Apostolica; tuttavia troppo tempo era ormai passato dalla costituzione del Commissariato del Montefeltro, per cui Sassocorvaro, al momento del suo rientro nei territori ducali e poi pontifici, ed in particolare nella Provincia del Montefeltro, non venne incorporato burocraticamente tra le terre che cadevano nella giurisdizione del Commissario Feretrano, ma ebbe una propria organizzazione che gli valse, nell’archivio legatizio, una sottoserie a sé stante, come accadde per Apecchio i cui documenti dovevano essere inseriti nella sottoserie Provincia di Massa Trabaria, e per Mondolfo, San Costanzo e Castel Vecchio le cui carte dovevano far parte delle sottoserie Vicariato di Mondavio.
Il paese di Sassocorcaro definito ‘terra’, ebbe un dottore con il titolo di Podestà (precedentemente era governato da un notaio con il titolo di Vicario) che era competente di tutte le cause civili, criminali e miste; era nominato con patente semestrale e con riconferme poteva durare in carica fino a 18 mesi. Era stipendiato per due terzi dalla Camera e l’altro terzo dalla Comunità. Il Procuratore fiscale era deputato con patente e durava in carica ad arbitrio del Legato.
La maggior parte dei documenti in molti casi non coincide con l’anno indicato nelle buste e quindi è sempre necessario sfogliare tutto ed è questo il compito più faticoso e difficile sia per la vista ma anche per la pazienza.
Confortato da questa scoperta fui costretto a sfogliare, leggere e fotografare (di cui ho creato una banca dati) per molti mesi tutte le carte manoscritte di Sassocorvaro, circa 5.045 documenti tra il 1631 ed 1690 e sfogliando fino al 1808, per un totale di 22 buste.
Tra i documenti rintracciai anche l’inedito disegno del vallato della diga del 28 ottobre 1754 nelle Legazione Apostolica di Urbino e di Pesaro “Lettere della Comunità, Provincia di Montefeltro, Sassocorvaro ‘terra’, busta 133 (ex. 5275)”. Sassocorvaro ‘terra’ pur aggregata alla Provincia di Montefeltro non cadeva nella giurisdizione del Commissario Feretrano pur essendo inserita nell’archivio alla sottoserie dedicata. Ma il nostro documento lo ritroviamo nelle lettere della Provincia di Montefeltro.
Questa circoscrizione territoriale era la più vasta tra quelle che componevano la Legazione Apostolica di Urbino e Pesaro abbracciando tutto il Montefeltro propriamente detto e sconfinando in zone che attualmente sono nella regione Emilia-Romagna come ad esempio Monte Gello. Le principali comunità di cui si componeva erano: S. Leo, Macerata Feltria, Monte Cerignone, Monte Grimano, Pietracuta, Pietrarubbia, Pennabilli, Casteldelci, Monte Gelli, Sassofeltrio, dal 1631 Sassocorvaro e dal 1660 Sant’Agata Feltria. A questi paesi, naturalmente, vanno aggiunti tutti gli appodiati, le ville, i castelli che dipendevano da queste comunità maggiori come Santa Maria di Soanne, Maiolo, Gesso, Certalto, Monte Boagine, Senatello, Maciano, Monte Maggio, Piagnano, Montegnano, Ponte Pietra ed anche qualche piccolo feudo come ad esempio Poggio dei Berni. È necessario far notare però che Sassocorvaro, pur entrando territorialmente nella Provincia del Montefeltro, non dipendeva burocraticamente dal Commissario Feretrano che risiedeva a San Leo e nella organizzazione dell’archivio, nel momento in cui cessata la sua infeudazione, il paese rientrò nel 1626, come abbiamo già detto, a far parte prima dei territori del Ducato e poi dal 1631 di quelli della Legazione, le sue carte furono organizzate in una sottoserie a sé stante come accadde per Apecchio e per Mondolfo, San Costanzo e Castel Vecchio.
L’organizzazione burocratica della Provincia era la seguente:
a San Leo, capoluogo della Provincia, risiedeva il Commissario Feretrano che sovrintendeva a tutti gli ufficiali della Provincia; ogni ordine infatti impartito dall’Udienza era recapitato a lui che provvedeva poi se informarne, con lettere, gli ufficiali di tutte le comunità. Era giudice di appello di tutte le cause che provenivano dai tribunali della Provincia, mentre era giudice di primo grado per tutte le cause criminali che il suo Barigello istruiva ed a lui portava quando, su suo ordine, andava ispezionando i territori della Provincia. Aveva facoltà di rescritto di grazia con la quale competenza poteva cessare le querele, le denuncie, le condanne delle cause criminali di tutti i tribunali della Provincia ad eccezione di quelle di Maciano annesso alla Podesteria di Pennabilli e doveva proseguire quelle cause criminali che i giudici ordinari non riuscivano a terminare entro un mese. Era nominato con patente semestrale e poteva durare in carica con riconferma fino a tre anni; era stipendiato parte dalla Camera e parte dalla comunità della Provincia.
Il Cancelliere di San Leo, notaio, veniva deputato con patente per sei mesi e poteva restare in carica fino a tre anni. Il Podestà della città, un tempo notaio, poi dottore, era giudice ordinario di tutte le cause civili, criminali e miste; eletto con patente semestrale poteva durare in carica con riconferma fino a due anni ed era pagato parte dalla comunità e parte dalla Camera.
Il Procuratore Fiscale che operava per l’intera Provincia ad eccezione di Sant’Agata Feltria, era deputato con una sola patente e poteva restare in carica ed arbitrio del Legato ed era stipendiato dalla comunità. Il Barigello, che era nominato con patente semestrale e con riconferme poteva restare in carica fino a due anni, aveva obbligo di tenere al suo servizio sei sbirri ed un cavallo ed era stipendiato dalla Camera.
Dopo aver finito questa ricerca affrontai la indagine sui documenti più antichi e primo fra tutti la pergamena del 1061 dove è attestato che a Rimini, Armingarda q. Tebaldo dona al monastero di S. Gregorio in Conca dei terreni acquistati da Gisaltruda q. Petri, per un totale di 40 mansi, siti nel territorio di Urbino, nelle pievi di S. Sofia e S. Maria in Arbor Simigni, oltre Monte Rotondo; dona inoltre la chiesa di S. Angelo di Morciano e la chiesa di S. Felicita. [Copia autentica del sec. XII in ASRm, 1061, senza mese e giorno,Perg. 7, n.inv. 5].
Il documento lo avevo tratto dal testo di Rossi Enrico, “Memorie ecclesiastiche di Urbania” ma non era rappresentata la fotografia dell’originale per verificare il testo originale. Il documento conservato nell’Archivio di Stato di Rimini fu da me verificato e su concessione della direzione mi fu data la fotografia dello stesso autorizzandomi la pubblicazione.
Ma una donazione presuppone un atto di acquisto. Il documento lo rintracciai sempre nel Fondo Diplomatico dell’Archivio di Stato di Rimini e proveniente dall’Archivio dell’abbazia di Santa Maria Annunziata Nuova di Scolca. Un inedito per la storia di Sassocorvaro del 1029 di cui tratterò nei particolari nel capitolo dei documenti. [Perg. N.3 – 1029, gennaio 11, territorio urbinate, diocesi feretrana (Pesaro-Urbino).
A seguito di questa scoperta affrontai la ricerca su tre temi, tutti collegati facendo riferimento a il territorio di Montelocco: la famiglia dei Bennoidi, San Gregorio in Conca e gli avellaniti e la pieve di Santa Sofia.
Tutto sarà più chiaro nella esposizione che in seguito ho descritto ed adesso auguro una buona lettura e che a tutti si possano aprire nuovi orizzonti!

                                                                                                        Dott. Ernesto Paleani

         (pubblicista iscritto al USGI Unione Sanmarinese Giornalisti e Fotoreporters n. 159)

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