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Alert "Atlantis. Indagine bibliografica dalle fonti di Platone fino agli scrittori moderni e le ipotetiche ricostruzioni cartografiche"

a cura di Ernesto Paleani..

Omero

Omero nell’Odissea scrisse di Ogigia. Omero era consapevole delle tradizioni celto-siriane secondo cui Ogigia (che secondo Plutarco, De facie in orbe Lunae, 26, era ad occidente della Britannia) e l’isola di Crono e Giapeto cui  accenna il libro VIII dell’Iliade (sempre secondo Plutarco la più occidentale fra le isole a occidente di Ogigia) si trovavano ad occidente oltre le colonne d’Ercole, nell’oceano Atlantico settentrionale, come  i Campi Elisi di tradizione egizia del libro IV dell’Odissea.

 

« E la dea, Atena dagli occhi azzurri, rispose:

« Padre nostro, figlio di Crono, sovrano dei potenti...

il mio cuore si addolora per l'ardito Odiseo, infelice!,

che separato dai suoi soffre su di una isola cinta dalle

acque, nell'ombelico del mare. Su quell'isola boscosa

dimora una dea, figlia del tremendo Atlante, che

conosce gli abissi di ogni mare, e custodisce le alte

colonne separanti la terra e il cielo.» ( Odissea, I, 44-54)

 

 

« Ma il mio cuore si spezza per Odisseo cuore ardente,

misero!, che lunghi dolori sopporta lontano dai suoi,

nell’isola in mezzo all’onde, dov’è l’ombelico del mare:

isola ricca di boschi, una dea v’ha dimora,

la figlia del terribile Atlante, il quale del mare

tutto conosce gli abissi, regge le grandi colonne,

che terra e cielo sostengono da una parte e dall’altra.

La figlia sua trattiene quel misero, affitto,

e sempre con tenere, malïose parole

lo incanta, perché scordi Itaca. Invece Odisseo,

nel desiderio di scorgere sia pure il fumo che s’alza

dalla sua terra, vuole morire… » ( Odissea, I, 48-59)

 

 

« E quindi (la nave di Odisseo) raggiunse il confine del

mondo, l'Oceano dalle profonde correnti. Là è il popolo

e la città dei Cimmerii, velato da brume e da nubi.

Mai il sole risplende su di loro con i suoi raggi,

né quando ascende nel cielo stellato né quando

ridiscende alla terra, ma una notte mortale copre

quegli uomini infelici»  ( Odissea, XI, 13-19)

 

 

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